FAQ Flashvideo 6

Se in musica c'è plagio quando si copiano 7 note, in letteratura quante parole ci devono essere "copiate" perché si debba parlare plagio? Una declinazione di un verbo è considerato plagio?

Per rispondere esaurientemente a tutte le domande dovrei premettere molti particolari importanti che riguardano le produzioni cinematografiche, con riferimento a quanto disposto dalla legge sul diritto d’autore. Per evitare di appesantire l’argomento, rimando alle specifiche pagine del sito ufficiale della SIAE (all’indirizzo http://www.siae.it/cinema.asp) ed a tutti i riferimenti giuridici collegati. 
Voglio anticipare alcuni spunti per una riflessione sui problemi esposti. 
La creatività è sempre da riferire ad una persona fisica. Può accadere (e spesso accade, ad esempio nella produzione di programmi software) che l’attività del creatore sia legata contrattualmente ad un’azienda, e che dunque il prodotto finale appartenga patrimonialmente ad una “persona giuridica”. Ma i diritti morali, quelli basilari nelle opere creative, spettano agli autori fisici: tra questi, ad esempio, il diritto di veder riconosciuto il proprio nome come creatore. Dunque il co-regista ha tutto il diritto di comparire con il proprio nome; qualora il suo rapporto di lavoro con una ditta ne condizioni l’opera (ad es., un giornalista che abbia un contratto vincolante con un editore), vorrà dire che la commercializzazione dell’opera sarà condizionata dalle clausole contrattuali (non riesco ad immaginare, però, come queste clausole possano influire sul caso di cui stiamo parlando). 
Il contratto dunque sarà da intestare alla persona fisica, salvo il caso in cui il suo rapporto di lavoro con la ditta non ne impedisca espressamente l’eventualità; in questa ultima ipotesi, ripeto piuttosto remota, sarà opportuno concordare la collaborazione con la ditta. 
Sul fatto che la co-regia non sia usuale nella prassi italiana non mi formalizzerei; l’opera creativa può, in genere, appartenere ad una pluralità di co-autori, ciascuno con pari dignità rispetto agli altri. La regia non mi sembra faccia eccezione alla regola. 
L’associazione alla SIAE è libera, ed è aperta a chiunque desideri farlo. Vale ancora l’ipotesi che per alcune delle Sezioni in cui è divisa la SIAE sia prevista una condizione per l’ammissione, anche se l’ultimo statuto della SIAE ha cancellato molte delle prove di verifica una volta in uso. Interpreto in questo senso la domanda che mi è posta: poiché effettivamente per associarsi alla SIAE come regista di opere cinematografiche è richiesto di aver realizzato almeno un’opera cinematografica destinata al pubblico, allora effettivamente un prodotto destinato all’emittenza televisiva, anche locale, “dà diritto” (ovvero è condizione sufficiente) all’associazione. 
Quello dei credits negli spot pubblicitari può essere effettivamente un problema. Distinguiamo dunque il prodotto realizzato (lo spot definitivo) che può, ed anzi deve contenere i credits, dal prodotto trasmesso, che in genere prevede dei tagli e dunque potrebbe non comprendere le pagine contenenti i credits. La fase della produzione, perciò, deve prevedere i “titoli di coda” con tutti i riferimenti agli autori dell’opera; la fase della trasmissione, che non dipende dal produttore, può essere realizzata “saltando” tali credits. D’altronde, avviene spesso la stessa cosa anche per i film, che in televisione vengono talvolta tagliati in corrispondenza ai titoli di coda. 

Spero di aver aperto uno spiraglio nella riflessione; rimando, per tutti gli approfondimenti, al sito www.siae.it dove gli aspetti formali e normativi sono esaustivamente approfonditi.